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Calidarium del 1500
Quando il 19 novembre 2017, guidato da Roberto Ceccarello, mi inerpicai in mezzo a rovi per vedere dei resti di mura antiche una strana sensazione mi pervase. Ero emozionato. Alla vista delle mura fui percorso da brividi di gioia che non furono interrotti neppure da un brutto scivolone sul fondo dell’erba bagnata. Quei resti potevano risalire al 1700 e forse, come accertato successivamente, addirittura al 1500. Ma la scoperta del “calidarium” (da caldus o calidus = “caldo”era la parte delle antiche terme romane destinata ai bagni in acqua calda e ai bagni di vapore. In dialetto veneto “stua”) rappresenta qualcosa di molto più importante, già un fatto straordinario, del ritrovamento dei resti delle mura. Adiacente c’era un pozzo termale da cui sgorgavano “aque bolienti naturali” come indicato nell’incisione di Johann Christop Volkamer stampata a Norimberga nel 1714. D’un tratto il complesso di Villa Draghi coi suoi 32 ettari di parco, la villa,il rustico della fine del 1400 non era più “solo” un patrimonio paesaggistico naturale e storico amato in tutta la provincia di Padova e da centinaia di migliaia di turisti che da oltre 30 anni frequentano Abano e Montegrotto ma diventava il simbolo, la sintesi dell’identità delle Terme Euganee, la sua vocazione internazionale di cura e dei Colli Euganei. Mi auguro che gli amministratori locali, regionali e le Istituzioni Europee che troppo spesso hanno avuto uno sguardo miopie e un comportamento costellato di errori che hanno condannato per 40 anni questo lugo all’abbandono sappiano cogliere la straordinarietà della scoperta per investimenti di riqualificazione, valorizzazione e gestione unitaria di tutto il complesso.
Loris Sguotti (consiglio direttivo Associazione Villa Draghi)