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Per Villa Draghi i soldi vengono dopo, prima servono le idee
Villa Draghi dopo 40 anni è ancora chiusa. In molti spesso hanno detto: sarebbe bello ripristinare Villa Draghi ma non ci sono i soldi. Come Associazione abbiamo sempre obiettato che prima bisogna fare un progetto di recupero, di assegnazione delle funzioni e di gestione unitaria di tutto il complesso e poi bisogna affrontare anche il problema dei soldi (tutte le nostre proposte). Come si fa a stabilire che non si hanno i soldi se non sai cosa vuoi fare? Vuoi sistemare solo gli immobili o anche il Parco? Come vuoi recuperare il Parco? Vuoi sistemare i sentieri e in che modo? Metterci illuminazione? Ecc.. E la domanda ancora prima è: come intendi utilizzare il patrimonio di Villa Draghi? Se hai delle idee di come utilizzarlo sarà più facile decidere quale progetto di recupero e di valorizzazione vuoi realizzare e quanti soldi servono. Ci pare semplice. Ma si continua a dire che non ci sono i soldi. E’ evidente che è solo una scusa perchè c’è pigrizia o perche non si vuole affrontare quello che viene definito un problema mentre invece è un’opportunità: di lavoro, di salvaguardia di un patrimonio ambientale, di attività culturali, di rilancio di un turismo ambientale che si integri con il turismo termale e tante alre cose. Abbiamo deciso di mettere in evidenza questo bel articolo “L’uomo che restituisce una nuova vita ai luoghi dimenticati” di Daniele Ferrazza apparso nella pagina della cultura del Mattino di Padova il 3 agosto perchè riporta alcune esperienze interessanti di Gianluca D’Incà Levis e per riflettere sul fatto che bisogna invertire i luoghi comuni ammantati solo apparentemente di buon senso.
L’uomo che resuscita i luoghi vive con un cervo nella montagna più bella delle Dolomiti e non ha nessuna intenzione dimuoversi. Lo vanno a trovare l’antropologo Marc Augé, l’economista dei distretti evoluti Pierluigi Sacco, il curatore del Padiglione Italia della Biennale Simone Sfriso, il direttore generale della enciclopedia Treccani Massimo Bray. Si chiama Gianluca D’Incà Levis, è un bellunese di 47 anni, una poco usata laurea in architettura a Venezia, e ha fatto di Dolomiti Contemporanee il suo personalissimo progetto che sta suscitando l’interesse di accademie e università di mezza Europa. Nella sua gerla le esperienze di rigenerazione dell’ex fabbrica di ammoniaca di Sass Muss a Sospirolo, di una vecchia occhialeria a Taibon Agordino, quindi a Casso nel “cratere” sociologico della valle del Vajont, infine nell’ex cartiera di Vas. Adesso vive, letteralmente, nel Villaggio sociale Eni di Borca di Cadore.
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